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Domodossola, 25 aprile: il messaggio del sindaco Pizzi

«Avrebbe dovuto essere un 25 aprile celebrato in maniera importante: i 75 anni sono un anniversario estremamente significativo.

Invece, per la prima volta da allora, non ci sarà celebrazione pubblica perché è ancora necessario porre in essere ogni possibile cautela per proteggere la salute di noi tutti. Nessun assembramento, nessun corteo».

C’è amarezza e tristezza nel messaggio di auguri alla città per il 25 aprile del sindaco di Domodossola Lucio Pizzi, ma anche speranza.

«Vinceremo sul nostro invisibile nemico – scrive – come chi, 75 anni fa, vinse sull’oppressione del nazifascismo».

Pizzi nel messaggio di auguri alla città paragona l‘incertezza  e la paura di oggi a quella nostri padri e i nostri nonni: «Conobbero la paura nel conflitto che si concludeva il 25 aprile di 75 anni fa, ma anche noi ne sentiamo il pesante respiro. Paura di ammalarsi, paura di morire, paura di non rialzarsi dalle macerie economiche di questa tragedia che ci ha improvvisamente colpiti». Dal primo cittadino un invito ai domesi se pur chiusi nelle case a non dimenticare la festa. «Dobbiamo fare in modo che, dentro di noi, il valore della Resistenza sia ulteriormente vivificato». Invita a  conferire un valore speciale all’anniversario. «Dobbiamo, insieme, fare in modo che sia ancora più simbolico delle precedenti commemorazioni. Dobbiamo fare in modo che, nel suo essere virtuale, sia ancora più profonda la riflessione sui significati della Festa della Liberazione.   Sentendoci, in questo processo interiore, ancora più uniti, partecipi di un momento delicatissimo della nostra storia, animati dalla stessa speranza, dallo stesso ottimismo che ci guideranno all’obiettivo comune, alla ripresa che ci attende.

Senza dimenticare chi ha perso la vita, chi sta combattendo per non morire, chi sta aiutando, dalle trincee degli Ospedali, a sopravvivere.

E sono certo che, ora come allora, con una similitudine – conclude il sindaco – che non deve sembrare fuori luogo,  il resistere porterà alla vittoria. Vinceremo sul nostro invisibile nemico come chi, 75 anni fa, vinse sull’oppressione del nazifascismo.

Vinceremo anche noi e avremo, presto, un’altra Festa della Liberazione.

E ci vedrà uniti, come i nostri padri e le nostre madri, i nostri nonni e le nostre nonne, all’alba di quel 25 Aprile di 75 anni fa. E sarà magnifica questa nostra festa.

Sarà magnifica, nella sua diversità, come quella di allora».

Mary Borri: