Abbiamo sentito la voce di alcuni sacerdoti della nostra Diocesi in questo particolare momento: i legami della comunità che non si sciolgono.
Di seguito l’intervista a don Franco Finocchio parroco al Torrion Quartara.
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«Affronto ogni giornata con il pensiero rivolto al domani, a quella “fase due” alla quale dobbiamo farci trovare pronti come sacerdoti, come insegnanti, come educatori».
Lo sguardo di Franco Finocchio, parroco di Sant’Eustachio al Torrion Quartara, è rivolto al futuro, che seguirà questo primo periodo di emergenza sanitaria da Coronavirus.
Il futuro che si sente chiamato a immaginare sin da ora per la sua parrocchia, ma anche per la scuola – è un insegnante di religione al liceo scientifico Antonelli di Novara -, e per il mondo dello sport, in cui è coinvolto come collaboratore della pastorale sportiva della Diocesi e come coordinatore del tavolo delle Associazioni sportive cattoliche in CEI.
Il primo pensiero del sacerdote è per la Messa. «Non poter celebrare l’Eucarestia con la comunità è una privazione frustrante – dice don Franco -. Per questo, sto cercando, anche in collaborazione con i sacerdoti delle parrocchie vicine, don Alberto Agnesina e don Emilio Grazioli, di organizza- re sin da ora la “ripresa”, in modo da essere pronti con le questioni pratiche e poter ritornare ad essere al più presto, anche fisicamente, una comunità».
Una necessità, quella di poter tornare a celebrare con i fede- li della parrocchia, che don Franco sta affrontando cercando soluzioni concrete, «dalla sanificazione degli ambienti ai termometri, dai sistemi di prenotazione per partecipare alla Messa a un centralino per gli anziani, fino alla formazione per i volontari che dovrebbero essere pronti ad accogliere i fedeli a Messa e a informarli sulle regole da rispettare».
Intanto, in queste settimane, l’incontro con la comunità cristiana è avvenuto online, tramite mail alle famiglie del catechismo e videoconferenze con gli operatori pastorali e con il gruppo universitari. Dall’incontro con i giovani della scuola e con i responsabili delle associazioni sportive è emerso invece un altro bisogno che interpellerà tutti già dalle prossime settimane.
«Sarà necessaria sempre più un’alleanza educativa tra scuola, parrocchie, associazioni sportive e istituzioni – riflette don Franco -. La mia preoccupazione è che se non si darà sostegno alle attività aggregative dei minori, ci troveremo ad avere ragazzi che hanno il permesso di uscire e che, mentre le famiglie ritornano a lavoro, si troveranno senza luoghi pronti ad accoglierli, senza il riferimento della loro società sportiva, senza la possibilità di andare in oratorio. #Fatecigiocare è l’imperativo di fronte al quale ci metteranno i ragazzi. La nostra riflessione su come farlo non può non partire adesso».
Qui l’intervista a don Luigi Marchetti parroco di Romentino
Qui l’intervista a don Enrico Zeroli amministratore parrocchiale di Maria Ausiliatrice a Intra