Come trascorrono queste giornate in casa le varie generazioni? Lo abbia- mo chiesto ad una loro piccola rappresentanza tra Baveno e Stresa.
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Greta Grassi ha 5 anni e fino a poche settimane fa andava alla scuola materna di Oltrefiume. «Mi mancano i miei amici e le maestre e anche il giardino dell’asilo – racconta. – Ora vado tanto nel cortile di casa quando c’è il sole e mi faccio il campeggio con la tenda, i giochi e preparo da mangiare per finta ai miei pupazzi».
Alla domanda se le piaccia stare a casa, risponde decisa. «Sì, gioco anche con i miei fratelli che sono tutti grandi. Facciamo le gare in bici e loro usano la mia piccola! Poi faccio i lavoretti con la mamma e guardo i miei cartoni animati preferiti. È bello ave- re il papà a casa, che di solito lavora sempre, ma lui non è tanto contento».
Gli adolescenti, che ci aspettavamo fossero più in difficoltà, si stanno dimostrando maturi. Tommaso Ciocca, 13 anni, le sue giornate in quarantena le racconta così. «Mi sveglio, grazie a Dio mi sveglio – questa frase colpisce molto detta da un tredicenne – e faccio una bella colazione. Poi vado a controllare se i prof hanno mandato nuovi compiti. La doccia e poi gioco un’oretta alla play con i miei amici. Faccio venti minuti di cyclette, mangio e ricontrollo se hanno dato compiti, gioco un po’ con mia sorella, guardo la televisione e faccio altri compiti o scendo in giardino. Ascolto il telegiornale, ceno e prima di andare a dormire guardo un film con la mia famiglia».
In tutto questo manca però la quotidianità di prima. «Non vedo l’ora di poter uscire di casa – conclude Tommaso – a fare un giro con i miei Best Fusillo Friends Forever».
Laura Chiara Colombo è una mamma e un’insegnante. «Avendo la fortuna di abitare in una casa spaziosa con un piccolo giardinetto – racconta – devo dire che noto da parte di mia figlia, quasi tredicenne, una buona capacità di adattamento e di organizzazione del tempo. La didattica online lì aiuta molto a tenersi in contatto e a non perdere lo spirito di classe. Noi genitori siamo chiamati ancora più del solito al compito di fornire stimoli e cercare di non lasciarli a se stessi».
Un ruolo che ritrova anche nella sua professione. «Noi docenti – sottolinea Laura Chiara – siamo chiamati a “esserci” per i ragazzi e a saper cogliere il polso delle situazioni e degli stati d’animo. Il compito più difficile è mantenere desta la volontà di impegnarsi nonostante tutto e nonostante le oggettive difficoltà, le quali, tuttavia, ripropongono gli equilibri di classe.
L’errore è quello di credere di po- tersi comportare “come a scuola”, quando invece vanno trovati modi nuovi per dialogare, extra-ordinari come lo è la situazione».
Il nostro breve viaggio esplorativo termina a casa di Ermes Ferrari, pensionato. «C’è poco da raccontare – afferma; – purtroppo da un mese a questa parte non è che si esca molto: si va a fare spesa, a prendere l’acqua al distributore e si prende il sole. Ogni tanto vado a casa dei suoceri, dove ho un prato con piante di frutta, devo bagnarle, tagliare l’erba e raccoglierla. Di sera leg- go o ascolto musica; non guardo più né telegiornali né i vari pro- grammi di politica, mi hanno davvero stancato».
Come tutti, anche Ermes attende che questo periodo finisca per «poter tornare alle mie abitudini: scendere alla mattina presto al bar a fare colazione e poi tornare a casa per vedere se la moglie mi ha trovato qualcosa da fare; poi nuovamente in piazza per trovarmi con gli altri pensionati come me. Nel pomeriggio il pisolino e poi si va di nuovo in piazza sempre con gli amici; speriamo davvero di poterlo rifare presto, anche in moto».