Don Emilio Grazioli: «Con Internet nutriamo il bisogno di fede»

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Abbiamo sentito la voce di alcuni sacerdoti della nostra Diocesi in questo particolare momento: i legami della comunità che non si sciolgono.

Di seguito l’intervista a don Emilio Grazioli parroco della Sacra Famiglia a Novara.

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Un messaggio di speranza, che rimanda alla vita e alla rinascita, a una vita lontana da odi ed egoismi, una vita «nuove di amore e per amore». E’ quello lanciato da don Emilio Grazioli parroco della Sacra Famiglia a Novara, nell’omelia di Pasqua. Una celebrazione, come tutte quelle della Settimana Santa, vista l’emergenza sanitaria, in streaming.

«Oggi troppe cose brutte e dolorose ci fanno piangere. Quante persone – ha riferito don Grazioli – soffrono perché contagiate, perché hanno perso persone care… Anche Gesù ha pianto nella sua vita terrena di fronte alla sofferenza di amici e innocenti. Gesù risorto ci dice che la destinazione finale non è il dolore e la morte, ma la risurrezione, la vita, la felicità. La sua risurrezione è la nostra risurrezione». Una celebrazione streaming molto seguita. La situazione di difficoltà ha acuito il bisogno di fede. Don Grazioli, non appena c’è stato il provvedimento del restare in casa, si è attivato per rimanere accanto ai suoi parrocchiani. «La sola via – spiega – è stato usare i social.

Tra gli strumenti che utilizziamo – aggiunge don Emilio – le mail. Ne ho 400: 400 famiglie per circa 1000 persone». A dare una mano a don Grazioli, don Francois, sacerdote guanelliano della Comunità per minori Samuel. «Lui – spiega don Grazioli – ha ideato la piattaforma per lo streaming (sacrafamiglia.psmart.org).

«Un altro mezzo che usiamo molto in questo periodo è Instagram, così come Whatsapp. Io non me ne intendo: mi aiuta don Francois». Le messe in streaming, i testi delle omelie via mail. «Usavamo le mail anche Quaresima, quando inviavo una catechesi per i bambini, una riflessione sul Vangelo alle famiglie e poi una scheda di spiegazione della messa. La gente che riceve le mail è contenta: c’è ancora fede. Nelle risposte che danno riscontro paura, paura che i propri cari possano ammalarsi. Stanno comprendendo come non sono le cose esteriori a dare umanità e unione di amore, ma è il fermarsi, il giungere alle cose più profonde della vita. C’è un forte aspetto di interiorità e ricerca».

Qui l’intervista a don Costantino Manea parroco di San Vittore a Intra

Qui l’intervista a don Fabrizio Corno parroco di Castelletto Ticino

Qui l’intervista a don Vincenzo Barone parroco di Domodossola

Qui l’intervista a padre Giuliano Temporelli e don Carlo Elgo