«Il tasso di mortalità in Piemonte dovuta al Coronavirus è l’ottavo d’Italia sotto la media Nazionale al contrario delle notizie uscite in questi giorni, non c’è un caso Piemonte». A dirlo è l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi nel corso di una conferenza stampa allestita per dare conto dell’andamento epidemiologico del virus nella nostra regione
Al centro della relazione, accompagnata da una serie di tabelle e grafici, proprio la questione molto dibattuta dei deceduti per Coronavirus che secondo sono ovviamente il più doloroso dei problemi nel contesto della epidemia e che secondo alcune fonti giornalistiche in Piemonte avrebbero avuto un rapporto molto elevato a raffronto del numero dei malati.
Icardi ha provato a smontare questo asserto usando i numeri: «In Piemonte i decessi ad oggi sono stati 1319 di cui 903 maschi e 416 femmine. In termini di mortalità grezza, il dato che segnala i decessi ogni diecimila abitanti, la regione segna un tasso del 3,3%. E inferiore a quello delle altre regioni del Nord anche se superiore a quello delle regioni del Sud. Siamo ottavi a livello nazionale rispetto ai malati e sotto la media nazionale.»
Icardi ha parlato anche del numero dei tamponi, pochi sempre sempre secondo le fonti giornalistiche, in rapporto ai casi rilevati e alla diffusione della pandemia. Anche qui non ci sono correlazioni con il numero dei morti «visto che l’Emilia Romagna che ha fatto quasi il doppio dei nostri tamponi ha più morti: 2180 contro 1349 registrati ieri»
In Piemonte, sempre parlando di tamponi, non è stata seguita la via di altre regioni, come il Veneto perché nella regione non ci sono stati pochi focolai ben determinati ma una larga diffusione: «come in Lombardia e in Emilia», ha detto Icardi. In più ha detto Icardi da noi c’è stato un miglior contenimento generato dal fatto che la maggior parte dei casi si è verificare in agglomerati urbani (come Torino). «In più la disposizione eradi non fare tamponi sugli asintomatici perché essere fallaci. Altri hanno agito in modo differente. Da oggi (ieri NDR) le cose stanno però cambiando abbiamo realizzati 3750 test. Non è però possibile pensare di farne 4milioni e mezzo e nessuno sta pensando di farli inoltre bisognerebbe rifarli costantemente. Si parla piuttosto di nuovi test innovativi particolarmente affidabili. », poi l’annuncio sui test sierologia: «certificati entro fine mese dal ministero: sappiamo che sono particolarmente affidabili e potranno darci migliori indicazioni». Verranno usati per verificare chi ha avuto il virus e quindi è ora potenzialmente immune.
Riguardo alla diffusione del virus in Piemonte ha fatto sapere che «Siamo nella fase calante della curva – prosegue l’assessore -. Un dato confortante riguarda le guarigione: 565 sono le persone in via di guarigione e 709 i guariti. Siamo riusciti a dare una risposta adeguata negli ospedali. Basti pensare che i posti in terapia intensiva inizialmente erano 287 ora quasi 600. Nessuno, per motivi di posti, non è stato curato correttamente.
La discesa c’è ma scenderà ma con i suoi tempi. Bisogna essere consapevoli che anche quando ci sarà una ripresa sarà graduale con prevenzione e mascherine. Piano piano riapriremo la rete ospedaliera e i blocchi chiusi e si faranno gli interventi che abbiamo dovuto sospendere, c’è l’esigenze di dare risposte. Per far ciò bisognerà portare chi è in guarigione in altre strutture, anche alloggi alberghieri, proprio per dare agli ospedali la possibilità di respirare».
Icardi parla delle mascherine e dei dispositivi: «Abbiamo effettuato una serie di acquisti anche con canali Internazionale. Sono stati forniti alla rete ospedaliera in primis, alle Rsa, ai farmacisti, medici di base, Protezione Civile, ambulanze, Forze dell’Ordine, ai soggetti essenziali per il funzionamento del nostro sistema. Abbiamo anche effettuato dei bandi, la prossima settimana sarebbero in consegna ulteriori mascherina. Se le avessi le darei a tutti i Piemontesi ma non poterlo fare è una causa di forza maggiore».
Quando si passerà alla cosiddetta fase 2? «Difficile dirlo. La curva sta lentamente calando. C’è da dire che rispetto ad altre Regioni come la Lombardia abbiamo otto-dieci giorni di ritardo perché i casi sono arrivati dopo. Credo che per tornare ad una reale normalità ci vorrà tempo. E’ ipotizzabile invece una normalità più controllata disciplinando le riaperture. Le aperture delle fabbriche da martedì prossimo? Questo non lo so, dipenderà dai prossimi giorni e dalle decisioni del Governo».
«Per un lungo periodo bisogna cambiare i comportamenti e porre l’attenzione ancora a lungo – ha aggiunto la dottoressa Chiara Pasqualini -. Bisogna scongiurare altri picchi. Basti pensare alla Cina dove si usano le mascherine a casa, sono misure rigidissime. Fin quando arriverà un farmaco o il vaccino bisogna vivere cambiando i comportamenti e usando i dispositivi».