Don Angelo Nigro e don Roberto Sogni: accettare e imparare dai nuovi ritmi di vita

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Abbiamo sentito la voce di alcuni sacerdoti della nostra Diocesi in questo particolare momento: i legami della comunità che non si sciolgono.

Di seguito l’intervista a don Angelo Nigro e don Roberto Sogni, parroci di Ghiffa e di Ornavasso.

Cè chi, come don Angelo Nigro, ogni giorno cammina intorno alla sua chiesa e, mentre prega, percorre anche undici chilometri; e c’è chi, come don Roberto Sogni, si è trovato a impartire una benedizione a distanza attraverso il telefono. Sono storie quotidiane di sacerdoti che vivono il loro ministero ai tempi del Coronavirus, condividendo difficoltà e speranze insieme alla propria gente. «La mia prima preoccupazione – racconta don Roberto, parroco di Ornavasso, paese alle porte dell’Ossola – è stata quella di far sentire la mia vicinanza alla comunità: il parroco non è andato in vacanza! Piccoli gesti concreti, come alcune lettere o il giornalino di aprile pubblicati on-line, hanno voluto tenere vivo il legame tra noi. Così come i momenti comunitari di preghiera e celebrazione, seppur virtuali e a distanza, servono per non disperdere il forte senso comunitario degli ornavassesi».

A qualche chilometro di distanza, sulle sponde del lago Maggiore, anche don Angelo Nigro, parroco di Ghiffa, si trova a fare i conti con gli stessi problemi. «In questo periodo a guidarmi sono le parole di San Paolo: “quando sono debole, è allora che sono forte” – racconta. – La debolezza che si può sperimentare a livello mentale, fisico e spirituale cerco di trasformarla in punti di forza. La vita ha assunto un ritmo nuovo. Dedico maggiore cura alle lezioni scolastiche on-line con i ragazzi così come anche il tempo della preghiera assume un significato diverso; e, poi, ho rispolverato la passione per la cucina». Il dare maggior spazio alla lettura, alla preghiera, alla cura dei messaggi con cui si dialoga a distanza con le persone scandisce le ore della giornata. «La difficoltà maggiore – confida don Roberto – è stare vicini alle persone che in questo momento, per un motivo o per un altro, perdono un loro caro. L’impossibilità di vivere a pieno questo momento rende il distacco ancora più doloroso». Intanto, si guarda anche al futuro, a quale società sorgerà da questa esperienza. «La speranza è che si fondi sulla solidarietà – afferma don Angelo, – e dovremo spingere in tal senso, perché vedo anche forte il rischio di una rincorsa verso l’egoismo. Sarà necessario rinsaldare i vincoli comunitari, comprendere ancor di più che “ogni uomo è mio fratello e ogni terra è la mia terra”, come recita lo slogan del nostro Oratorio».

Qui l’intervista a padre Marco Canali, parroco di Santa Rita a Novara

Qui l’intervista a don Ezio Caretti e don Marco Barontini, parroci di Borgosesia e Scopello, Mollia e Campertogno

Qui l’intervista a don Piero Cerutti, parroco di San Bartolomeo e San Marco  a Borgomanero

Qui l’intervista a don Gianluca De Marco, coadiutore dei giovani ad Arona

Qui l’intervista a don Nicola Salsa, coadiutore ad Omegna

Qui l’intervista a don Gabriele Vitiello, coadiutore di Bellinzago Novarese