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Coronavirus: riders, sempre in prima linea sulle strade ma con poche certezze economiche e poche tutele

Vita da riders. Ogni giorno è un’avventura, ancor più in questo periodo di coronavirus. L’impennata delle richieste di generi di alimentari d’asporto, tra pizzerie e locali di generi alimentari, ha fatto schizzare di colpo le ‘azioni’ di un mercato che, in ogni caso, soffre le magagne di sempre. Non amano le interviste, tanto meno se a corredo è richiesta una fotografia. «Lavoriamo nell’ombra, con tanti doveri e molto meno diritti. Quando va bene due o tre ore nel mezzogiorno, un po’ di più la sera quando il servizio che iniziamo di solito alle 19 può anche concludersi intorno a mezzanotte». Chi parla è Marco, nome di fantasia perché le interviste in ‘primo piano con foto’ non sono affatto gradite. Uno spilungone, a lungo disoccupato, che «coi tre soldi che guadagno riesco a pagarmi i corsi universitari». Lo incontro all’uscita di un locale d’asporto. Va di fretta ma ho il tempo per presentarmi alla veloce pure io. Basta un colpo di gomito per salutarsi, notes e penna occupano le mie mani. Risponde allo smartphone, con l’altra mano stringe il manubrio della bici che morde il freno pronta com’è a sfrecciare verso il primo cliente. Zaino in spalla e via. Torna presto e rincara. «Veniamo per lo più pagati alla consegna e non c’è praticamente nessuno che gode di una paga fissa. In alcuni casi, per i più fortunati, esiste una tariffa oraria. Per la maggior parte sono due- tre euro a servizio e qualche centesimo di mancia dai clienti più affezionati. Finisce lì, poi aspetti la prossima chiamata. Se pedali lavori, altrimenti ti arrangi». La disponibilità sempre massima. «Se non ti presenti un altro prende il posto tuo. La ‘mutua’ non esiste e in mancanza di tutele tocca tener duro specie quando fa molto freddo o magari piove. Qualche serata a vuoto e sei fuori dal giro». Mascherina e guanti, da qualche giorno, abito d’ordinanza. «Io li ho sempre utilizzati, non sai mai dove vai a consegnare. Certo in questo momento è ancor più rischioso e serve maggior attenzione. Non è il caso di scherzare, un vero rider non dovrebbe farlo mai».

Flavio Bosetti: