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Nursing Up, la Regione non richiami gli infermieri positivi

Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie, esprime la massima preoccupazione sul fatto che anche in Piemonte, come già accaduto in Emilia Romagna, la Regione possa invitare gli operatori sanitari positivi al coronavirus ma asintomatici a rientrare al lavoro su base volontaria.

In Emilia-Romagna la direttiva prevederebbe un tampone per screening periodico con cadenza quindicinale da effettuare ai sanitari operanti in aree Covid-19, e in tal modo si indicherebbe l’esigenza di definire le dimensioni delle forze lavoro in campo, anche nell’ottica di proporre, su base volontaristica, la ripresa del lavoro ai soggetti positivi ma asintomatici.

Si tratta di un’idea totalmente folle e inaccettabile. Diffidiamo la Regione Piemonte dal percorrere la stessa strada.

“Se ciò dovesse accadere – attacca il Segretario Regionale del Piemonte e della Valle d’Aosta del Nursing Up, Claudio Delli Carri -, sarebbe la riprova della scarsa considerazione da parte della pubblica amministrazione degli operatori sanitari impiegati sul campo. Inoltre, in Emilia-Romagna tali suggerimenti, di aprire agli operatori contagiati ma asintomatici, varrebbe per i luoghi più critici, dove ormai sono stati quasi tutti infettati e sembrerebbe che così si dia credito al ragionamento: se sono tutti infetti tanto vale che continuino a stare lì. Incredibile. La persona asintomatica può essere fonte di contagio, diffidiamo perciò il Piemonte dal procedere con tale eventuale strategia, pur se gli interessati aderissero su base volontaristica. E ricordiamo che esperti di indiscussa fama hanno stigmatizzato che le persone infette, anche in assenza di sintomatologia, rappresentano una fonte formidabile di contagio e sottolineato come, con riferimento agli asintomatici, il controllo della diffusione della malattia si basa essenzialmente sull’isolamento degli interessati”.

“Se una cosa simile dovesse accadere anche da noi – conclude Delli Carri -. Siamo già pronti a far partire

una formale diffida con costituzione in mora destinata al presidente del Consiglio, ai ministri della Salute e della Pubblica Amministrazione e ai vertici regionali, nonché a tutte le altre regioni italiane, come già avvenuto in Emilia-Romagna, per tutelare l’incolumità degli infermieri italiani in questo momento impegnati in prima linea nella lotta al Coronavirus. Tutto ciò anche se, trattandosi di comportamento che dovrebbe essere su base volontaria, siamo certi che gli operatori sanitari eventualmente interessati rifletteranno in modo opportuno sulle potenziali conseguenze che le loro decisioni potrebbero avere per l’intera collettività, e adotteranno le conseguenti e ponderate determinazioni che non potranno che aderire alle indicazioni del mondo scientifico nazionale ed internazionale”.

Redazione: