Ambra Barco è una giovane infettivologa reclutata, agli inizi di marzo, dall’AOU di Novara per far fronte all’emergenza Covid-19. La sua testimonianza è stata raccolta oggi da Helena Humphrey, corrispondente londinese di NBC Sky World News, canale internazionale di informazione rivolto a un pubblico di lingua inglese.
Nel servizio, accanto alla Barco, anche Sonia Adesara e Alanna Shaikh, rispettivamente medico londinese e cingalese.
«La Humphrey – racconta la Barco – mi ha posto alcune domande, prime fra tutte com’è la situazione in Italia, come il nostro ospedale si è organizzato per fronteggiare l’emergenza e come ci si sente a essere un medico in prima linea. Quello che io mi sono sentita di dire è che stiamo vedendo i primi, timidissimi, segnali di miglioramento e questo infonde in tutti noi energia positiva motivandoci a combattere. Medici, infermieri e personale ospedaliero stanno dando il massimo, nonostante il perdurare dell’epidemia. Una battaglia sfibrante tanto da un punto di vista fisico quanto, soprattutto, da quello emotivo. Ci troviamo di fronte a una malattia nuova, di cui conosciamo poco. Il virus Sars-CoV-2 colpisce persone di tutte le età ma i quadri più gravi si verificano in persone relativamente giovani, sessantenni che prima stavano relativamente bene. Questo rende le cose ancor più difficili perché siamo abituati ad assicurare uno standard di cure elevato anche a pazienti anziani e in questo momento, pur curando tutti, siamo costretti a scegliere a chi offrire maggiori possibilità terapeutiche».
Dal servizio si evince che anche Londra è in piena allerta coronavirus con uno scarto, rispetto all’Italia, di due settimane: «Come ha detto Sonia Adesara, la situazione è già critica – prosegue Barco – e stanno cercando di utilizzare il modello italiano per assicurare una risposta quanto più possibile efficace. Come da noi stanno predisponendo ospedali e convertendo reparti in modo da ricevere il maggior numero di pazienti. Oltremanica non mancano dispositivi di protezione, attrezzature mediche o letti, manca personale specializzato in grado di utilizzare correttamente i respiratori, ausili indispensabili nelle fasi più gravi della malattia. Per questo la loro strategia è quella di curare a domicilio i casi lievi e ricoverare i più gravi». Un approccio che stiamo cercando di adottare anche noi per alleggerire le terapie intensive ormai sature: « la malattia ha tempi lunghi – conclude Barco –: un paziente può avere sintomi per giorni e peggiorare successivamente, quindi non è detto che chi non viene ospedalizzato subito non abbia bisogno di esserlo in un secondo momento. Come dicevo, però, questi ultimi giorni sono stati più tranquilli». Ma se la crescita dei contagi rallenta, la tragedia continua: l’Unità di crisi regionale ha registrato oggi 381 ricoveri in Terapia intensiva laddove la Regione spera di non superare quota 400.