Lo sport non si arrende. Non può e non deve farlo. «Il rispetto delle norme di protezione – spiega Fabiola De Paoli, psicologa dello sport – non impedisce ai ragazzi di mantenersi in allenamento. Lo dimostrano le foto di allenamenti domestici postate sui social. Dai più piccoli ai più grandi, dagli atleti ad alto livello ai dilettanti. Per chi lavora con gli sportivi, sa quanto sia difficile fermare la mente, perché non è mai il momento giusto, ci sono gare, ci sono gli allenamenti e il giorno libero è uno solo e si sfrutta per fare i compiti per la settimana successiva». Giusto fermarsi? «E’ sempre complesso fermarsi un attimo e quando ci si riesce lo si fa con la stessa velocità e secondo i programmi stabiliti. Questo è il momento di fermarsi un attimo e lo spazio del confronto diventa più esteso. I ragazzi, gli allenatori e i dirigenti si fermano e comincia la fase creativa». In che modo? «I ragazzi riscoprono il potere della mente e del corpo e mantengono programmi a distanza, chiedono tutorial per allenare l’attenzione e la concentrazione. Gli allenatori, invece, costruiscono programmi di mantenimento e chiedono consiglio su come tenere insieme i gruppi mentre i dirigenti cominciano a pensare come ripartire oggi o domani, ora o nella prossima stagione e recuperano le forze per immaginarsi il futuro». Un impegno complicato, forse più facile a dirsi che a farsi. «E’ sicuramente un momento complicato per tutti, perché ci mette nelle condizioni di stare nell’incertezza, ma certamente è uno dei momenti più creativi, perchè ci obbliga a stare fermi un attimo ad occuparci delle priorità: tempo, spazio, famiglia, legami, attività e comunità. Consapevoli che il luogo dell’assenza rimane il fondamento per immaginarsi nella mente i legami e prendere le distanze dalle cose e persone ci aiuta a riconoscerne il loro vero valore». Come si resta in contatto con le società in un periodo ove è vietatissimo uscire di casa senza determinati requisiti? «I social diventano uno strumento indispensabile – conclude De Paoli – e questo mi permette di mettere in rete le associazioni con cui sto progettando. Ripeto è un momento delicato e me ne rendo conto. Ma è importante permettere ai ragazzi di pensare allo sport come risorsa. Faccio sedute on line con i ragazzi che seguo. Adesso arriva la fase down, prevista in queste condizioni di rinuncia al gruppo dei pari che è un fondamento dello sviluppo psico. Gli addetti ai lavori si stanno spendendo per tenere insieme i gruppi con fantasia e virtualità. Credo sia un bel messaggio educativo».