La Polizia di Stato ha individuato due piromani, che, negli scorsi mesi, a Novara, hanno bruciato alcune auto per ritorsione nei confronti delle scelte effettuate da un datore di lavoro.
Un episodio si era verificato intorno alle 22,40 dello scorso 2 marzo in corso Risorgimento. All’epoca un vasto incendio aveva interessato ben quattro veicoli parcheggiati all’interno di un cortile condominiale, in particolare due furgoni cassonati di proprietà di una società cooperativa addetta alle pulizie, una BMW X1, andati completamente distrutti, e una Fiat 500, parzialmente danneggiata, quest’ultima di proprietà di condomini.
Sul posto, insieme ai Vigili del Fuoco e al soccorso sanitario, erano intervenuti immediatamente gli equipaggi delle Polizia di Stato che, a causa delle fiamme, dell’intensa coltre di fumo e delle esplosioni conseguenti all’incendio dei veicoli, avevano provveduto all’evacuazione dei due immobili vicini, abitati da una ventina di persone.
Una volta messa in sicurezza l’area, la Squadra Mobile ha immediatamente avviato le attività investigative, coadiuvata – per i rilievi tecnici – dal personale del locale Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica.
Già i primi accertamenti, sebbene resi difficoltosi dall’ora notturna, avevano evidenziato la natura dolosa dell’incendio. I mezzi incendiati, alimentati a gasolio, erano in sosta da almeno due giorni, le temperature esterne, soprattutto quelle serali, erano state molto basse, circostanze che consentivano di escludere la possibilità di un’autocombustione.
Inoltre, le prime testimonianze raccolte, hanno messo in risalto una situazione conflittuale tra l’azienda proprietaria dei due mezzi da lavoro coinvolti e un ex dipendente, A.C., italiano, classe 1992, con precedenti di polizia per reati contro la persona, il cui rapporto di lavoro si era concluso a giugno 2018 e che si era reso anche autore di minacce nei confronti del suo precedente datore di lavoro.
I successivi accertamenti, tra cui minuziosi sopralluoghi nelle aree prossime al luogo dell’evento, l’analisi attenta dei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza, nonché le risultanze delle analisi tecnico–scientifiche, hanno fornito conferma al sospetto degli investigatori sulla natura dolosa dell’incendio, consentendo di ricostruire la dinamica e comprendere che ad agire erano state due persone, giunte sul luogo dell’evento a bordo di un’autovettura. In particolare, l’esame delle immagini catturate dal circuito di video sorveglianza, ha messo in risalto il veicolo utilizzato per raggiungere corso Risorgimento, l’orario dell’arrivo pienamente compatibile con quello dell’incendio, il percorso effettuato e il fatto che uno dei due veniva ripreso intento a trasportare una tanica di colore bianco e, infine, l’allontanamento dell’autovettura immediatamente dopo il verificarsi dell’incendio.
Appurata la natura dolosa dell’incendio era necessario risalire all’auto utilizzata per recarsi sul luogo del delitto e individuare il suo utilizzatore. Del veicolo, però, non si conosceva la targa, ma solo il colore, il modello e alcuni particolari in ordine alla tipologia di fari e copricerchi.
Solo l’intuizione di un operatore della Squadra Mobile, che notava nei pressi della Questura un’auto molto simile, ha permesso di individuarla e risalire al suo utilizzatore, L.A. di 26 anni, con precedenti per reati contro il patrimonio e arrestato la notte precedente per un tentativo di rapina ai danni di due passanti. Dai successivi accertamenti sulla targa si è appurato che l’autovettura era stata oggetto di diversi controlli di polizia e, in almeno due circostanze, tra gli occupanti, era stato identificato proprio l’ex dipendente della azienda di pulizie, A.C., in compagnia di L.A., figlio del proprietario del mezzo.
Intuito che i due giovani si frequentavano ed erano presumibilmente amici, gli investigatori si sono dunque concentrati sulla ricostruzione dei loro movimenti la sera del 2 marzo, appurando che i due avevano trascorso le primissime ore assieme, per poi recarsi, intorno alle 22, da un benzinaio, dove A.C. ha riempito una tanica di benzina; hanno quindi raggiunto corso Risorgimento, dove, sempre quest’ultimo, ha versato il liquido infiammabile su uno dei mezzi di proprietà della ditta dove aveva lavorato, e, infine, sono fuggiti.
Quanto ricostruito, sostenuto da approfonditi riscontri, è stato pienamente condiviso dalla Procura della Repubblica di Novara, che ha coordinato l’attività di indagine e disposto gli interrogatori dei due indagati ritenuti responsabili in concorso tra loro per il delitto di incendio doloso.
Di fronte alle contestazioni, basate su significativi elementi di indagine, ai due indagati non è restato che confermare il quadro gravemente indiziario nei loro confronti e assumersi le proprie responsabilità in ordine ai fatti contestati.