Lo scorso 2 dicembre il vescovo Franco Giulio Brambilla ha aperto l’inchiesta diocesana su un presunto miracolo avvenuto per intercessione del beato Antonio Rosmini, avvenuta al Sacro Monte Calvario di Domodossola.
Il presunto miracolo per intercessione di Rosmini
«Si tratta di una guarigione presunta miracolosa, che sarebbe avvenuta tra il 2 e il 4 settembre 2014 – spiega don Frabrizio Poloni cancelliere diocesano e delegato del vescovo per il Servizio per le Cause dei Santi – e ha riguardato un uomo che all’epoca dei fatti aveva 76 anni. Si trovava in diocesi di Novara per una visita al Lago Maggiore e ai luoghi rosminiani. Da tempo soffriva di fortissimi e debilitanti dolori cronici causati da interventi chirurgici pregressi alla spina dorsale, che ne avevano anche seriamente limitato la mobilità».
Il 2 settembre del 2014 stava facendo visita al Calvario. Quando entrò nella stanza dove il beato Rosmini era morto, ha raccontato l’uomo, si sedette sul sul suo letto, «ma solo “in punta”, per non disturbare». Subito, ebbe «una sensazione strana» e i dolori iniziarono a scomparire. Il 4 settembre successivo era completamente guarito, e da allora i sintomi e la patologia che li causava non si sono più ripresentati.
Riprende il percorso verso la canonizzazione di Rosmini
Dopo la Beatificazione tenutasi a Novara il 18 novembre 2007, si tratta di un nuovo, importante, passo nel percorso verso la Canonizzazione di Antonio Rosmini: sacerdote, filosofo e teologo roveretano, che fondò nel 1828 la congregazione religiosa dell’Istituto della Carità proprio a Domodossola.
Il percorso diocesano, che prevedrà l’ascolto di testimonianze, la raccolta della documentazione medica, dovrebbe concludersi nell’arco di qualche mese. La positio super miro – l’esito dell’istruttoria “sul miracolo” – sarà poi trasmessa alla Congregazione delle cause dei Santi della Santa Sede, che se riconoscerà che la guarigione non è spiegabile scientificamente, darà il necessario nulla osta per proseguire nella causa di canonizzazione.
La voce dei padri rosminiani
«Esprimo a nome di tutti i Padri, suore e ascritti rosminiani l’auspicio che il riconoscimento del miracolo possa contribuire ad aumentare il desiderio della nostra santità e all’esercizio della carità corporale, intellettuale e spirituale nella Chiesa», dice padre Vito Nardin, preposito generale dell’Istituto della Carità.