E’ stato presentato venerdì pomeriggio, nella sala del Circolo dei lettori di Novara, il nuovo volume curato dall’avvocato Anna Livia Pennetta, esperta in Diritto di famiglia e minorile. Titolo del lavoro, “Bullismo, cyberbullismo e nuove forme di devianza”, edito da Giappichelli.
Un momento che, moderato dalla giornalista Serena Fiocchi, ha visto una grande partecipazione di pubblico, in particolare genitori, insegnanti e tutti coloro che, ogni giorno, hanno a che fare con i ragazzi. Tra i presenti, il Questore di Novara, Rosanna Lavezzaro, il procuratore capo della Repubblica di Novara, Marilinda Mineccia, Ivano Zoppi, segretario generale Fondazione Carolina onlus e Paolo Picchio, papà di Carolina.
Il libro esce a sei anni di distanza dall’uscita di “La responsabilità giuridica per atti il Bullismo”, riconosciuto come uno dei primi saggi sull’argomento. In questo secondo volume, l’avvocato novarese (che ha collaborato alla realizzazione della piattaforma e-learning Elisa per la parte dedicata al Diritto; Elisa è una piattaforma rivolta ai referenti del bullismo e del cyberbullismo di tutta l’Italia settentrionale. L’acronimo deriva da E-Learning degli Insegnanti sulle Strategie Antibullismo) ha ampliato e approfondito le dinamiche inerenti condotte e reati oggi pienamente riscontrabili. «Nessuno può più relegare il bullismo a semplice ragazzata, anche nella sua forma digitale – ha spiegato l’avvocato Pennetta – Il fenomeno è stato inquadrato, ma è ancora un’emergenza e resta ancora molto da fare». Il libro, ha poi aggiunto Pennetta, «vuole rappresentare un nuovo punto di partenza, che possa essere da stimolo non solo per i professionisti, ma anche per gli insegnanti, le famiglie e gli stessi ragazzi. Quando scrissi il primo libro, non era ancora entrata in vigore la legge sul cyberbullismo, che ha visto come promotrice la senatrice novarese Elena Ferrara. Per questa ragione occorreva un nuovo intervento, anche tenendo
conto delle ultime sentenze, che sono presenti nel volume».
La sfida alla quale ci si trova davanti non è una sfida di natura tecnologica, ma, come evidenziato da tutti i relatori che si sono alternati nel pomeriggio, e ancor più dalla psicologa e psicoterapeuta Giuliana Ziliotto, che ha portato il proprio contributo al saggio dell’avvocato novarese, un’importante sfida di carattere educativo. Al volume ha contribuito anche il segretario generale di Fondazione Carolina, Zoppi. «Rinnovare il patto educativo è un dovere per tutti gli addetti ai lavori, ma la responsabilità del benessere delle nuove generazioni passa da un’alleanza educativa capace di coinvolgere tutti, dai colossi del web – ha detto – al singolo per adolescente che si affaccia sui social, magari senza neppure avere l’età per iscriversi. La vera sfida, quindi, non è solo tecnologica, dobbiamo innanzitutto ritrovare il coraggio di educare. Con oggi è la terza volta che Fondazione Carolina arriva a Novara – ha aggiunto – La vicenda di Carolina è stata una rivoluzione. Ogni settimana riceviamo in media tre richieste di interviste radio/tv/giornali per raccontare la sua storia, oltre a quelle in cui ci chiedono di raccontare interventi, diffondere i dati e commentare i casi, questo perché Caro è diventata iconica, perché si riconoscono in lei come i genitori si mettono idealmente nei panni di un padre… papà Picchio».
Sono poi intervenuti gli agenti del Nucleo di prossimità della Polizia locale di Novara, con il vicecomandante della Polizia locale, Roberto Ceffa, che hanno spiegato le azioni intraprese a contrasto del bullismo e quanto nato, in questi ultimi tempi, a Novara, per aiutare famiglie e ragazzi.
Tra le nuove normative di contrasto, l’ammonimento del bullo da parte del questore. Un provvedimento, che, come spiegato dallo stesso questore Lavezzaro, «costituisce una sorta di cartellino giallo, di messa in mora, nei confronti del responsabile delle angherie, in modo che non le ripeta più. Al momento però è un provvedimento poco utilizzato. Sinora a Novara abbiamo ricevuto, in un anno, una sola richiesta». In tutta Italia la situazione non è molto diversa: le richieste si aggirano complessivamente tra le 20 e le 30. «I risultati potranno aumentare, grazie a una sinergia, a una collaborazione – ha detto il procuratore Mineccia – tra tutti. La responsabilità, infatti, è di tutti noi, non solo delle istituzioni. Amare significa anche saper dire a volte un no. Bisogna insegnare ai nostri ragazzi il rispetto dell’altro, il senso di responsabilità».