Uno è originario di una famiglia dei Baraggioni, parrocchia di Vergano, comune di Borgomanero, ma il mondo per lui è diventato una sorta di città con diversi quartieri; l’altro è uno sportivo non vedente, ma attraverso lo sport è come se i suoi occhi vedessero tutto.
Il primo è padre Emilio Zanetti, gesuita, 50 anni, che dal 2006 vive fra Taipei (Taiwan), Hong Kong, le Filippine, dopo era stato negli Usa, ritornando a Roma quando necessita. Il secondo è Daniele Cassioli, 33 anni, nato a Roma, cresciuto a Gallarate, il più grande campione paraolimpico in assoluto di sci nautico. Ha vinto 22 titoli mondiali, 25 europei, 35 italiani.
Prima della Veglia delle Palme 2019 a Boca, sono stati intervistati da Andrea Fontana, giornalista borgomanerese – cureggese, corrispondente di Radiocor – Il Sole 24 Ore. Tema era “Cercatori di felicità”.
Non era felice Daniele quando gli dissero che non avrebbe mai voluto giocare a pallone, ma «la felicità non è una città da raggiungere, ma un vestito che bisogna imparare ad indossare». Un vestito che per lui si chiama sport, praticato come lezione di vita con sacrifici, passione e felicità: «Ho trovato un allenatore che mi disse che facevo sci nautico come un cieco: la lezione mi è servita per migliorare». Gli era anche stato detto: «Se non cadi mai, non impari», nel senso di mantenere un livello basso, senza rischi. La felicità non è senza fatica: «Ti guida il desiderio di raggiungere un obiettivo e per arrivarci ci sono anche sconfitte».
«Ma le sconfitte non sono un fallimento – ha osservato padre Zanetti -. Mi avevano chiesto di fare l’insegnante, ma è durato poco». Padre Zanetti, ha parlato di altri «licenziamenti», anche se non erano proprio tali. «Ad un certo momento della vita, ho intuito che la mia destinazione era la Cina: non sei più abbastanza giovane per imparare una lingua come il cinese, mi venne detto, ma ero convinto della scelta». E infatti il cinese lo ha imparato e si destreggia in mondo per lui divenuto familiare. E ci scherza con coinvolgente ilarità come quando racconta di bagni, nel senso di gabinetti, costruiti, grazie al suo intervento, per studenti aborigeni a Taipei o per giovani carcerati nelle Filippine.
Entrambi, Daniele ed Emilio, sono in piena assonanza quando osservano che la felicità non è mai sentimento individuale. Per Daniele vi «il divertimento del dare quando il tornaconto non che un sorriso»; per padre Emilio «è un costruire ponti», come ha fatto papa Francesco il 22 settembre 2018, riammettendo nella piena comunione ecclesiale i vescovi cinesi pure ordinati senza mandato pontificio: un futuro che si apre alla Speranza.