Una storia che viene alla luce e nasce nel momento in cui una ragazza adolescente, che sentiva la necessità di liberarsi del peso di anni di abusi sessuali subiti, decide di abbandonare questo pesante fardello e raccontare il suo disagio, parzialmente e in forma anonima, in una chat di un sito web gestito da psicologi specializzati nella trattazione degli abusi sui minori. Se, però, di alcune sofferenze è difficile parlarne di persona, farlo tramite il monitor di un computer porta a più problemi. La ragazzina, infatti, davanti alle domande effettuate dagli psicologi, sparisce nell’etere, chiudendo in modo repentino la conversazione, non fornendo informazioni utili per essere identificata e quindi aiutata.
Il grido d’allarme, nonostante la ragazza svanisca nel nulla, è fortunatamente colto dalle istituzioni. Così che viene, infatti, inviata prontamente una segnalazione alla Polizia di Stato e gli investigatori della Squadra Mobile di Novara, tramite il solo dato registrato nel corso della conversazione, a seguito di una complessa analisi effettuata incrociando alcuni dati tecnici, sono riusciti a individuare la vittima degli abusi sessuali. La ragazzina è stata violentata per anni da una persona adulta, da lei indicata come un amico di famiglia.
La grande perspicacia della Polizia di Stato, grazie alla quale si è arrivati a individuare la parte offesa, e la successiva audizione protetta della ragazza, effettuata con l’ausilio di personale specializzato, ha fatto emergere un quadro probatorio tale da far spiccare, da parte dell’Autorità Giudiziaria, su rapida richiesta della Procura della Repubblica di Novara, una misura cautelare in carcere nei confronti dell’autore degli abusi sessuali, reati che venivano commessi sin da quando la parte offesa era in tenera età.
«La Polizia di Stato e l’Autorità Giudiziaria di Novara – si legge in una nota – vogliono far risaltare, in merito a questa triste vicenda, la costante attenzione al fenomeno degli abusi sessuali ai danni di minori e come questo sia compiuto, purtroppo, in molti episodi, da persone di loro conoscenza, nella maggior parte dei casi familiari o amici di famiglia. Dalle attività investigative emerge che, tra le altre peculiarità di tali reati, gli abusanti si avvicinino ai minori gradualmente, e in modo subdolo, per conquistare la loro fiducia e soddisfare i loro istinti sessuali, così come è accaduto anche in questa vicenda».
Importante è l’impegno profuso dalla Polizia di Stato, che, in piena sinergia con la Procura, contrasta questi crimini, che vengono combattuti, tra l’altro, con Sezioni della Squadra Mobile composte da personale altamente specializzato e formato per la gestione di queste situazioni.