“… Questo non è amore”, iniziativa della Questura di Novara contro la violenza sulle donne

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Quasi 900 donne uccise in Italia, negli ultimi sei anni, per mano di compagni o ex compagni, per mano di chi avrebbe dovuto difenderle, proteggerle, di chi, sino a qualche istante prima, magari diceva loro di amarle. Donne che, nella maggior parte dei casi, hanno patito per anni in silenzio vessazioni, minacce, botte, sperando che prima o poi quel compagno, quel marito, violento, cambiasse. Mogli, compagne, fidanzate, che non hanno denunciato quanto accadeva tra le mura di casa o anche dopo, nella fase di una separazione o di un divorzio molto sofferti, per paura, per vergogna, o, nel primo caso, quando ancora non si è giunti a una separazione, per tentare di tenere assieme i cocci di una coppia, di una famiglia, ormai in difficoltà.

I numeri, nella loro estrema freddezza, attestano come il fenomeno della violenza sulle donne non accenni a diminuire e continui a essere presente giorno dopo giorno, registrando più vittime della criminalità organizzata. Nel 2017 in Italia sono state 143 le donne morte per mano dei propri compagni, 45, invece, gli omicidi legati alla criminalità organizzata. Non solo. Altro dato che fa riflettere e attesta come occorrano nuove azioni di contrasto è quello che evidenzia come una donna viene uccisa dal proprio compagno ogni due giorni e mezzo. Gli ultimi casi, in Italia, a Modena ad esempio, sono solo di pochissimi giorni fa.

Un momento della presentazione del convegno. Al centro, il questore Lavezzaro

Le iniziative poste in essere dalle istituzioni, dalle Forze dell’Ordine, sono tante, ma, nonostante questo, nonostante un impegno continuo e tante, tantissime, campagne di sensibilizzazione, novità normative e azioni di sostegno a chi è vittima di violenza, il fenomeno non sembra voler invertire la rotta. Serve un cambiamento, un’inversione di tendenza, un cambiamento culturale, un cambio di passo culturale, come ha spiegato questa mattina, venerdì 23 novembre, il questore di Novara, Rosanna Lavezzaro, nel presentare il convegno promosso dalla Questura per mercoledì 28 e dal titolo “… Questo non è amore”. Un’iniziativa organizzata in occasione del 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. «E’ un argomento di cui si parla spesso – ha spiegato – Ma a fronte di tutte le energie profuse, non c’è stato un pari risultato. Il dato resta costante nel tempo, pur con tutte le campagne fatte. Quello che serve è un’inversione di tendenza, un cambiamento culturale profondo. Finché non ci sarà un cambio di passo culturale, purtroppo non credo ci saranno grossi cambiamenti». E va in questo senso, nella direzione di un passo nuovo, di un cambio culturale significativo, il convegno del 28, che sarà ospitato dalle 10,30 all’Auditorium della BpN di via Negroni e vedrà intervenire molti relatori. «Si tratta di un incontro che proponiamo con un’ottica nuova – ha aggiunto il questore – una mattinata che abbiamo voluto dedicare ai più giovani, ai ragazzi delle quarte e delle quinte superiori della nostra città. Saranno coinvolte cinque classi di studenti, per circa 250 ragazzi. Il dipartimento di Polizia si è accorto che gli strumenti tradizionali non hanno dato i risultati auspicati. Serve un’azione nuova, concreta, un’azione in grado di informare, un’azione che riesca a coinvolgere direttamente i giovani: obiettivo, risvegliare il loro senso critico. I ragazzi vanno coinvolti, interessati. Sarà una riflessione che toccherà molteplici aspetti». «Il Ministero, osservando come i tradizionali strumenti non abbiano dato risultati – ha aggiunto Salvatore De Bartolomeis, dirigente della divisione Anticrimine della Questura di Novara – ci ha chiesto di cambiare approccio. Abbiamo così pensato di coinvolgere i ragazzi degli ultimi anni delle superiori». Ancora il questore, che, come De Bartolomeis, sarà uno dei relatori della mattinata: «nel mio intervento illustrerò le recenti novità, a partire dal protocollo Eva (acronimo per Esame Violenze Agite). Gli strumenti ci sono, manca la volontà della donna maltrattata di rivolersi a questi servizi e di denunciare, perché ha paura, perché ha vergogna. E’ un percorso lungo e faticoso, ma che va fatto. Sono ancora poche le donne che denunciano e, in genere, lo fanno quando vedono a rischio non più solo se stesse, ma quando vedono che la violenza del compagno si riversa sui figli o altri famigliari. In quel momento prendono coraggio e agiscono, ma occorre intervenire prima, in tempo».

Tra gli strumenti esistenti, oltre al protocollo Eva (che ha codificato in linee guida le prassi migliori per gli interventi legati alla violenza di genere), l’ammonimento come misura di prevenzione. Quest’anno, a Novara, sono stati 12. Mercoledì interverranno, oltre al questore Lavezzaro, Marilinda Mineccia, procuratore capo della Repubblica di Novara, De Bartolomeis, Claudio Didino, responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale Santissima Trinità di Borgomanero, Annia Livia Pennetta, avvocato specializzato in diritto di famiglia e minorile, Giuliana Ziliotto, psicologa e psicoterapeuta e Gabriella Colla, referente dell’Ufficio scolastico provinciale. Le conclusioni saranno affidate al prefetto Rita Piermatti. A moderare la mattinata, la giornalista Serena Fiocchi, che anticipa: «sarà un convegno con un taglio particolare e con molte testimonianze. Vorremmo che poi siano gli stessi ragazzi a raccontare a casa ai famigliari quanto ascoltato, quanto appreso su un tema così delicato».