«Non è facile vivere con altre persone che non avremmo scelto come amiche, accettare di poter ricevere telefonate solo in certi orari, non poter uscire se non in momenti preordinati… Ma non dimenticherò mai tutti i consigli che ho ricevuto mentre aspettavo la mia bambina e quanto ci siamo confortate in quei mesi di solitudine» racconta Laura, 26 anni, che ha deciso di tenere con sé la bambina che aveva inizialmente deciso di dare in adozione. La sua storia è una delle centinaia dalle quali in questi anni sono state arricchite le educatrici della “Casa della mamma e del bambino” attiva da più di 15 anni a Valbusaga, frazione di Borgosesia. Questo centro di aiuto alla vita, dove attualmente risiedono 13 ragazze madri tra i 20 e i 30 anni (cinque italiane, otto straniere) e quattro bambini, è una delle opere segno finanziate con i fondi dell’otto per mille della diocesi, con uno stanziamento di 25mila euro sui 60mila richiesti per poter reinserire nel mondo del lavoro alcune delle mamme. «Cerchiamo innanzitutto di renderle autonome – spiega la responsabile della casa, Cristina Villan – ad esempio facendo prendere la patente a quelle di loro che sono pronte a spostarsi, poichè in questa zona è difficile trovare lavoro se si deve dipendere dai trasporti pubblici, oppure attraverso brevi corsi di formazione professionale». L’indipendenza economica ed esistenziale resta infatti la sfida più grande per queste giovani donne, alcune delle quali vittime di abusi domestici o della tratta della prostituzione, altre invece segnalate dai servizi sociali per valutarne le capacità genitoriali. «In generale – spiega la Villan – la possibilità di poter disporre di mini-appartamenti in semiautonomia almeno per qualche mese già le aiuta ad acquisire fiducia. Il lavoro poi, certo, fa spiccare il volo». M. B.
- 6 anni ago
Manuela Borraccino
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Diocesi