Varallo, presentazione del nuovo libro di Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto: “Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare”

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Sabato 10 novembre, alle ore 11, nella Sala del Centro Congressi di Palazzo D’Adda è stato presentato il nuovo libro di Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto: “Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare”, pubblicato dall’editore Neri Pozza, evento collegato alla mostra:“Cent’anni dopo. La Valsesia e i Valsesiani durante la Grande Guerra”, la cui apertura è stata prorogata a domenica 13 gennaio 2019. Dopo il saluto, l’Assessore Alessandro Dealberto ha invitato lo storico Alessandro Orsi, curatore della mostra, per un’introduzione. Orsi ha sottolineato la competenza dell’autore presente, Alberto Lovatto, i cui studi di etnomusicologia sono molto importanti per il nostro territorio: “Ad Alberto si deve la prima pubblicazione sulla ribeba, e adesso, in collaborazione con Alessandro Zolt, sta ultimando un libro dedicato proprio a questo strumento”. Orsi ha poi sottolineato l’importanza del canto, ricordando lo straordinario successo di una canzone nata durante le guerre d’indipendenza: La bela Gigogin: Nella prima guerra mondiale il canto diventa un momento di socializzazione, di orgoglio, di appartenenza, una pausa nella guerra: quindi il lavoro immenso dei tre ricercatori si è tradotto in un’opera unica e importantissima, imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi al canto popolare della Grande Guerra”. Al rombo del cannon indaga tutti i versanti della “guerra cantata”, analizzandone le forme musicali e letterarie.

Alberto Lovatto ha spiegato l’assenza di Jona e Castelli, sottolineando come entrambi avessero cominciato a registrare canzoni molti anni fa: Jona nel 1958, Castelli dieci anni dopo: “I loro due archivi sono al centro del libro: nei nostri lavori precedenti sui canti di monda, sui canti degli operai torinesi e nella riedizione dei canti popolari del Piemonte di Costantino Nigra, la Grande Guerra era un tema che incrociava tutti i canti e questo nuovo lavoro si è posto come obiettivo quello di fare il punto sull’evoluzione delle ricerche”.

Il primo emisticchio del titolo del libro: “Al rombo del cannon”, riprende la parte finale di una strofetta di un celebre canto di guerra, mentre il disegno di un soldato accucciato che si tura le orecchie è di Pietro Morando e s’intitola Giornata di bombardamento: “Quella terribile colonna sonora per giorni e giorni scandiva la vita dei soldati in trincea, e spesso solo l’identità di corpo salvava dalla completa perdita di identità”. Proponendo alcuni ascolti, tratti dai due CD con 161 registrazioni originali, che accompagnano il volume, Lovatto ha illustrato l’articolarsi degli sguardi di approfondimento dei ricercatori, sottolineando come il canto diventasse anche un modo per raccontare in modo rapido e veloce quello che accadeva e tenerlo a mente: “I canti spesso raccontano la guerra con toni ben lontani da quelli eroici voluti dal fascismo”.

Il libro, presentato il 18 ottobre scorso al Teatro dei Filodrammatici a Milano, sta destando vivo interesse, confermato da numerose recensioni a livello nazionale.

La Grande Guerra è stata una esperienza tragica e terribile, all’interno della quale milioni di giovani hanno incontrato la modernità. Attraversando questa esperienza hanno maturato un modo nuovo di rappresentare la propria esperienza individuale e collettiva anche attraverso il canto. Soprattutto la memoria orale, ha sottolineato Lovatto, è stata in grado di raccontare questa esperienza offrendoci una lettura viva, a tratti drammatica, diversa da quella del canto ufficiale, dei canzonieri scritti.

Piera Mazzone