«Fat mia sarvì mè un prèu» (non farti servire come un prete), lo diceva mia nonna Aurelia di Cavaglietto, – morta nel 2001 a quasi 91 anni – quando ero piccolo e indugiavo ad alzarmi da tavola per andare pendere un pezzo di pane e dell’acqua». Così da detto padre Armando Verdina, all’omelia della Messa di accoglienza a Cureggio, il mattino di domenica 21 ottobre. Però ha continuato: «Quella era mentalità comune dell’epoca e forse in parte lo è ancora. Ma, al contrario, un prete deve essere al servizio di tutti e io cercherò di esserlo tanto a Cureggio quanto a Maggiora