Con i suoi 12 milioni di abitanti, San Paolo del Brasile è la più popolosa città dell’emisfero occidentale ed una delle maggiori del mondo. «Eppure per me resta l’emblema delle diseguaglianze sociali ed economiche, degli squilibri nella distribuzione della ricchezza, del razzismo che può prendere piede in società apparentemente solidali come la nostra se in modo impercettibile si afferma il primato di una razza sull’altra» riflette Ilaria Cuffolo. Insegnante di Lettere in un istituto superiore novarese, la 30enne novarese sarà tra gli animatori del mese missionario in diocesi, con un incontro giovedì 25 alle 20,45 a Pernate.
«Non mi considero assolutamente una missionaria – afferma – perchè quel poco che penso di aver condiviso con il volontariato internazionale è ben poca cosa rispetto a chi davvero ha scelto la missione: mi imbarazza molto, anzi, ricorrere a questa espressione. Quel che ci tengo a trasferire ai miei studenti, e che vorrei trasmettere ai più giovani – spiega – è piuttosto che servire i più poveri ci aiuta ad acquisire consapevolezza delle grandi ingiustizie esistenti nel mondo sulla distribuzione della ricchezza. Già sorvolare le favelas poco prima di atterrare a San Paolo, vedere dall’alto le immense baraccopoli dove milioni di persone vivono con grande dignità ma comunque in povertà, è un’esperienza che cambia il nostro sguardo sul mondo e sulla vita. Così come trovarsi sulla Avenida Paolista, la più ricca strada di San Paolo, e trovare persone povere che vivono in tenda a poche centinaia di metri nelle vie limitrofe. Queste megalopoli rappresentano un campanello d’allarme per i nostri Paesi, per quello che anche noi possiamo diventare». Perchè il volontariato? «Non si parte per cambiare la realtà, ma per inforcare un nuovo paio di occhiali».