«Nostalgia del Burundi e del servizio ai piccoli»

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«Non importa se avremo davanti bambini sporchi, senza istruzione, esigenti di attenzioni: a loro daremo la carità con il sudore della fronte, nel loro volto contempliamo il volto di Cristo sofferente». Suor Regina Nyandwi ha trasmesso con questa semplicità nel pomeriggio di sabato 29 settembre a Novara, in occasione della veglia per i religiosi e le religiose che ha dato il via al mese missionario, il carisma delle Sorelle della Carità ed il senso dell’esperienza missionaria che per alcuni mesi ha potuto svolgere nel suo paese natale, il Burundi, la nazione più povera del mondo secondo gli indicatori dello sviluppo umano delle Nazioni Unite. Un Paese dove ancora oggi il reddito procapite è inchiodato ai 700 dollari all’anno.

Classe 1959, originaria di un villaggio nella diocesi di Ruyyij, suor Regina ha raccontato nel corso dell’incontro, animato insieme alla madre superiora suor Clara nell’istituto di via Solferino, come sia entrata in noviziato nel 1978 ed abbia svolto la formazione in Italia, nella casa generalizia di Novara. Con gioia aveva dato la propria disponibilità quando era stato chiesto dall’allora superiora chi volesse andare ad aiutare le consorelle in Burundi. «Sono tornata a casa nel 1987, ma quelli erano già gli anni – ricorda – in cui il governo respingeva la presenza di missionari religiosi e laici nel paese: a chiunque seminasse istruzione, giustizia, sviluppo è stato negato il rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo tutti a lasciare il Paese». Già erano in corso infatti i prodromi della guerra civile che avrebbe insanguinato il paese fino alla firma degli accordi di Arusha del 1993 e della difficile ripresa del cammino verso la democrazia. «Dopo appena pochi mesi, il vescovo di Bubanza ci disse che eravamo troppo giovani per restare. Così io stessa, benchè a malincuore,  sono stata costretta a lasciare la missione dove con  una consorella avevamo iniziato il lavoro con i bambini».

Oggi la congregazione è presente in diverse aree del Paese con case famiglia, scuole e centri di avviamento al lavoro. Una delle comunità più importanti, con undici suore, è quella coordinata da suor Celina Tovagliaro a Masango, sulle colline della diocesi di Bubanza, dove le suore gestiscono il dispensario e l’orfanotrofio che ospita 75 bambini fino ai 5 anni, alcuni dei quali in stato di abbandono e dunque adottabili attraverso un ente accreditato da coppie italiane per le quali i nostri tribunali hanno riconosciuto l’idoneità all’adozione internazionale.

«Chi ama non può stare con le braccia conserte – ricorda suor Regina – ma sente il bisogno di abbracciare qualsiasi fratello abbia bisogno: questo è il carisma e la spiritualità vincenziana che portiamo nelle nostre missioni». Le suore svolgono il loro prezioso servizio per l’evangelizzazione e lo sviluppo con centri di accoglienza per ragazze madri e altre scuole di formazione nella capitale Bujumbura, a Gitega, a Gisuru, a Ngozi, a Buhoro. Hanno inoltre analoghi centri in India, Brasile, Sud Sudan, Djibouti.

Uno dei progetti maggiormente caldeggiati dalla congregazione e promossi con il Rotary Club di Orta-San Giulio è quello per la costruzione di una scuola media a Buterere, nei pressi di Bujumbura, per circa 300 alunni. Chiunque voglia contribuire può effettuare un versamento al Centro missionario diocesano indicandolo nella causale: tutti i dati sul sito www.missiodiocesinovara.it .