X

Cureggio Il cureggese più anziano fu parte della scorta di Rommel e partecipò alla battaglia di El Alamein

Tullio Renso nel deserto libico

 

Tullio Renso è l’uomo di Cureggio più anziano. Compie in questi giorni i 97 anni: è nato il 9 settembre 1921 a Nanto sui colli Berici in provincia di Vicenza. E’ emigrato in Piemonte nel 1953: allora la terra veneta offriva solo povertà. Qualche decennio dopo invece sarebbe divenuta una delle più ricche d’Europa. Grande lavoratore, come tanti veneti, Tullio si trasferì in Piemonte con la moglie Leonilde (deceduta il 5 gennaio 1999) e Guido, il figlio primogenito; poi sarebbe arrivato Luciano.

Da qualche mese ha difficoltà di deambulazione, ma la mente è lucidissima e va agli anni della II Guerra mondiale. Racconti di fatti a volte incredibili.

Venne arruolato nel IX Reggimento Bersaglieri e, nell’agosto 1941, imbarcato a Taranto in direzione Tripoli, in Libia su due navi, che furono affondate. Dei 3.500 soldati si salvarono in 950. Tullio rimase nove o forse anche dieci o undici ore in mare galleggiando fra le onde unito a un salvagente. Raggiunse la riva e venne portato all’ospedale di Tripoli, dove fu curato. Dopo qualche tempo venne dichiarato abile a combattere anche se i suoi polmoni avrebbero sempre risentito di tutto quel tempo in acqua.

Nell’affondamento della nave perse la vita un cureggese, Aurelio Torta. Un suo nipote oggi ne porta il nome e vive alla Maddalena in Sardegna. Tullio, che veniva dal Veneto, ne avrebbe saputo dell’esistenza solo qualche anno dopo, quando giunse a Cureggio.

In Libia, Tullio ebbe l’incarico di fare da scorta al generale Rommel, proprio Erwin Rommel, “La volpe nel deserto”, abilissimo stratega.

Com’era Rommel? «Una persona cordiale  e corretta», ricorda.

Parlava italiano?  «Il necessario per farsi capire e per capire

Il 21 giugno 1942, le truppe italo – tedesche presero Tobruk e puntarono verso El Alamein. L’intento era di raggiungere Suez, scacciando gli inglesi e alleati dall’Egitto in modo da avere la strada libera fino ai pozzi petroliferi e alla Russia, per ricongiungersi con le truppe tedesche nell’est Europa.

Ma ad El Alamein, il generale inglese Bernard Montgomery, comandante dell’Ottava Armata, fermò la Panzerarmee Afrika (Armata corrazzata) ricacciandola indietro. Era il 4 novembre 1942. La II Guerra mondiale stava prendendo un altro volto.

Tullio ad El Alamein c’era: come si sente un uomo in un inferno di cannoni che sparano, mine che scoppiano, fumo e polvere?

«Si pensa a salvare la pelle, è il pensiero che prevale su tutto!».

Tullio Renso insieme ad altri 130 mila soldati vennero fatti prigionieri: «Fummo portati in Sud Africa e da qui in Inghilterra, a Liverpool. Si lavorava parecchio, ma il cibo non ci è mai mancato. Noi stessi costruimmo delle baracche e anche una chiesa: fra noi vi era un cappellano militare.

In queste occasioni conobbi un borgomanerese di Santo Stefano, Vittorio Savoini, con cui sarei rimasto molto legato dopo il trasferimento da Nanto a Cureggio».

Rimase sempre a Liverpool? «No, perché ci venivano date possibilità di trasferimento e scelsi Stratford-upon-Avon, proprio la città di Shakespeare».

Tullio rimase in Inghilterra fino al 1946 senza avere rapporti con casa: Il figlio Guido racconta: «Lo avevano già dato per morto. Negli anni ’40 non vi erano certo i mezzi di comunicazione attuali. Passavano mesi e mesi per avere notizie dei propri familiari. A Nanto avevano perfino suonato le campane, credendolo morto».

Poi invece, il ritorno: «Mio padre – ricorda Tullio – fece un gran festa, portando in piazza una damigiana di vino offerto a tutti».

Qualche anno più tardi, a Cureggio, parlando di El Alamein, Tullio scoprì di avere vissuto le stesse vicende di altri cureggesi di cui sarebbe divenuto amico: Angelo Briolotti di Marzalesco, Giuseppe Mora, Francesco Zerlia ed anche il borgomanerese Osvaldo Savoini, che queste pagine pubblicarono un’intervista mezza dozzina d’anni fa.

Articolo pubblicato sull’Informatore di venerdì 7 settembre

 

Gianni Cometti: