Sono stati in tanti oggi pomeriggio, martedì 18 settembre, in Duomo a Novara, a portare l’ultimo saluto a Mauro Stofella, 54 anni compiuti lo scorso 8 luglio, sovrintendente capo in servizio alla Questura, morto venerdì 14 settembre a seguito di un improvviso malore, che lo ha colto intorno alle 11,30 mentre si trovava alla Caserma Bracci della Polizia stradale.
A celebrare le esequie, don Fabrizio Poloni, cappellano della Polizia di Stato. Con lui don Emilio Grazioli, parroco della Sacra Famiglia, dove Stofella risiedeva, e don Natale Allegra, parroco delle parrocchie Unite del centro città. Presenti il questore Rosanna Lavezzaro, il vice questore Roberto Bulone, tanti colleghi della Polizia, della Stradale, della Postale, di oggi e di ieri (molti i colleghi arrivati da altre zone d’Italia, ma che hanno conosciuto Stofella nella loro permanenza a Novara negli scorsi anni), vigili del fuoco, carabinieri; per il Comune, l’assessore Federico Perugini. E poi tanti amici dell’agente e della famiglia, dei figli Andrea e Nicola, gli amici del rugby, una delle passioni del sovrintendente (Stofella era dirigente della Amatori Rugby Novara). Tutti rigorosamente con la maglietta della squadra sportiva. Tra i tanti presenti anche i rappresentanti del Siulp, sindacato di Polizia cui era iscritto. Tutti si sono stretti intorno ai famigliari, ai figli, alla mamma, alla sorella, ai cognati.
Nel corso del funerale, tra tanta commozione, è stato ricordato il suo impegno, le sue passioni, dall’Hellas Verona al rugby, dal suo lavoro alla sua famiglia, l’amore e la cura riversate nell’assistere la moglie malata, persa solo da pochi mesi, lo scorso 10 giugno. Le esequie si sono concluse con la testimonianza di un collega: «Mi hai trasformato da un super tifoso del calcio a un amante del rugby. Insieme abbiamo vissuto la crescita della nostra realtà rugbystica, una crescita esponenziale. Ricordo quando mi parlasti – ha detto – dei primi sintomi della malattia di Martina (la moglie del sovrintendente, ndr). Ti sei sempre speso tra famiglia, lavoro e sport, mettendo grande attenzione nella casa e nei figli e una straordinaria attenzione a Martina malata. Eri disponibile con tutti, un nordico in una fortezza meridionale. Facevi tanto, ma non ne hai fatto mai un vanto».
Stofella, prima di giungere alla caserma Bracci, era in servizio alla Digos e aveva seguito molti eventi importanti, tra cui le presenze di Scalfaro in città. «Un grande lavoratore, un uomo dal grande cuore – lo hanno ricordato negli scorsi giorni i colleghi – che si è sempre prodigato per tutti, sempre presente».