Per Eleonora Bellini, direttrice della Biblioteca “A.Marazza”, è giunto il momento del riposo. Dopo 38 anni, posa l’ultimo libro sullo scafale. Lascia in dote una struttura ben organizzata ed efficiente. Abbiamo posto una serie di domande sul suo lavoro.
Perché ha scelto questo lavoro?
Perché è il lavoro più bello del mondo, verrebbe da dire, parafrasando il titolo di un libro abbastanza recente dedicato ai bibliotecari; ma anche perché, mentre facevo supplenze alla scuola media, conobbi Paolo Traniello, allora direttore della Marazza e frequentai due suoi corsi di biblioteconomia proprio qui. Alla sezione ragazzi in quegli anni c’era Elena De Marchi Colonnetti, mia preside a Gozzano. Potei conoscere la biblioteca, le sue sale, i suoi libri. E fu una specie di colpo di fulmine, perché fino ad allora avevo frequentato, a parte l’Università, solo piccole biblioteche. Questa mi apparve, e mi appare ancora, di grande fascino: una grande casa di libri, aperta alla gente e aperta al mondo.
Quale è stato il primo libro che ha letto? L’ultimo?
Il primo libro che lessi davvero, più volte, è stato “Il cucciolo”di M. K Rawlings, avevo otto anni e mi era stato regalato. Ora sto leggendo un reportage intitolato “Non lasciamoli soli”, reportage di due giornalisti de “L’Espresso” sui campi di detenzione dei migranti in Libia.
Come definirebbe e cosa le piace di più di una biblioteca?
Credo che la biblioteca sia – o possa essere – la testimone della memoria, della bellezza, la casa dei libri e della cultura, come intuì felicemente Achille Marazza, tanti anni fa. Quello che mi piace di più, sempre per dirlo con le parole di Marazza, è che possa essere la casa di tutti, dai più piccini agli eruditi, senza dimenticare la dimensione di dover essere anche “una biblioteca per Renzo e Lucia”.
Qual è l’aggettivo che meglio definisce la sua attività?
Un aggettivo non so, ma avrei tre sostantivi: attenzione, rispetto, devozione.
Quanti libri di poesia ha pubblicato? Quando si è accorta di essere poeta/scrittrice?
Dieci libri, se non ricordo male. Non so dire precisamente quando, so che mi è sempre piaciuto scrivere, dai temi di scuola (che allora erano molto liberi) in poi. Le poesie, che ai tempi si studiavano molto a scuola, mi sono sempre sembrate – mi riferisco ai grandi poeti classici – una sintesi tra perfezione della lingua, suggestioni del vissuto, profondità del pensiero (anche inconscio): un luogo in cui felicemente perdersi e da frequentare attivamente.
Da quanti anni è alla “Marazza”? Dove ha lavorato prima?
Sono alla Marazza da 38 anni, compiuti il 1° luglio. Prima insegnavo in varie scuole sia in provincia di Novara che, gli ultimi due anni con un incarico, a Torino.
Cosa consiglierebbe a un giovane di leggere?
Quello che gli piace e che lo rispecchia, senza farsi condizionare dalle mode e dalla fretta (per i ragazzi la fretta non dovrebbe esistere), senza arrendersi alle difficoltà. A leggere ci si allena come a correre. Se gli devo suggerire un titolo, “La peste” di Albert Camus, prima o poi.
Il ricordo piu’ bello?
Dovrei indicarne più di uno, e sarebbero tutti importanti. Ma mi torna alla mente spesso una mattina di molti anni fa, in cui un bambino proveniente con la sua classe da un paese vicino, entrando nella vecchia sezione ragazzi, esclamò: “Guarda quanti libri! Questa sì che è una verA biblioteca!” e si mise a correre lungo lo scaffale.
Eleonora Bellini è stata festeggiata nella serata di mercoledì 25 luglio. Il Presidente della Fondazione Marazza, Giovanni Tinivella, ha sottolineato l’operato della direttrice nel corso degli anni. L’assessore Francesco Valsesia ha espresso, a nome dell’Amministrazione Comunale, il ringraziamento per l’opera prestata.