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Tra immagine e parola: allo Spazio Vivace in mostra le opere di Raffaele Iacaruso

Parole che tracciano disegni e immagini che raccontano come parole. E’ tutta sospesa tra queste due forme espressive che si fondono e quasi si rispecchiano l’una nell’altra la poetica di Raffaele Iacaruso, che esporrà le sue opere allo Spazio Vivace di Novara (via Fratelli Rosselli 13) sino a lunedì 28 maggio.

Oggi – venerdì 25 maggio – si è tenuta l’inaugurazione, con la lettera di alcune poesie dalla sua opera “Ciò che rimane” (edito da Albatros Il Filo, 9,90 euro) che sarà acquistabile alla mostra e i cui proventi della vendita sono destinati al progetto Ciad della Diocesi di Novara. Presenti con l’autore e la promoter dell’evento, Erika Niedda, i responsabili della diocesi per la raccolta fondi per la missione a Bissi-Mafou: il direttore del centro missionario don Giorgio Borroni e i responsabili dell’Ufficio famiglia Margherita e Marco Invernizzi.

«Da ragazzo – ha spiegato Iacaruso -, disegnavo dappertutto: su fogli libri. Per me è arrivato prima il disegno, poi l’espressione poetica». E da allora hanno corso sempre insieme per l’artista – originario di Torino, classe 1975 – che nella vita fa il poliziotto della scientifica. La biro, usata per disegnare o scrivere, diventa lo strumento per offrire scorci di reale su cui si proietta la dimensione interiore, con uno stile essenziale e quasi ermetico, che guarda alla vita quotidiana: la città di notte, il tramonto o fatti eccezionali e sconvolgenti.

Come il ritrovamento, nel 2013, del piccolo corpicino del bimbo “ribattezzato” Gabriele Francesco cui in “Ciò che rimane” è dedicata una composizione struggente.

 

Andrea Gilardoni: