Domodossola, tesoro di un soldato romano ritrovato dopo quarant’anni

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Domodossola, Tesoro di un soldato romano ritrovato dopo quarant’anni
Una parte dei ritrovamenti
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I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino, comandati dal tenente colonnello Silvio Mele, hanno confiscato e consegnato alla Soprintendenza di Novara un importante corredo funerario di epoca romana. Oltre 40 anni fa, era il 1971, durante alcuni scavi per la realizzazione di un pozzo a Domodossola, a sei metri di profondità, era stata trovata una tomba risalente al primo secolo dopo Cristo. Era di un uomo e venne attribuita, grazie a una stele, a Claro Fuenno, soldato romano, che venne sepolto a Domodossola con un altro famigliare, presumibilmente il padre. Nella tomba, oltre a una dedica che fregiava la stele funeraria, “Vivi fecer Claro Fvenno et S… Eius Patri p.p.”, un corredo funerario composto da 25 manufatti. L’intero corredo era poi scomparso, finché lo scorso dicembre i militari torinesi erano risaliti, grazie a una serie di articoli di giornali dell’epoca, al possessore. Lunghi decenni, dunque, per poter tornare in possesso di quegli oggetti. I militari, non appena individuato il possessore (un impresario di Domodossola che si occupò di fare il carotaggio del luogo), hanno sequestrato i reperti. Li custodiva nella sua abitazione e sembrerebbe che già nel 1971 l’avesse riferito, attendendo l’intervento delle autorità. Il corredo è stato sottoposto a un accurato esame da parte dei funzionari della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Novara, competente per le province di Biella, Novara, Vco e Vercelli, e ha subito evidenziato la sua straordinaria importanza storica, sia per l’omogeneità del contesto funerario (il solo rinvenimento certo di età romana dalla città di Domodossola), sia per la presenza di un rarissimo, per il territorio piemontese, piattello in vetro mosaico decorato a nastri. Un valore di oltre 100.000 euro, secondo una stima provvisoria degli archeologi. «Fuenno era un benestante – ha riferito in conferenza stampa la soprintendente Manuela Salvitti con le funzionarie Francesca Garanzini, Lucia Mordeglia ed Elisa Lanza – Lo dimostra la presenza nel suo corredo proprio di questo rarissimo piattello. Esistono solo altri due esemplari in Piemonte, uno a Vercelli». Tra gli oggetti recuperati, un bracciale, brocche in bronzo, forse provenienti dall’Italia centrale, e una serie di armi, come la punta di una lancia. Ora gli oggetti sono stati consegnati alla Soprintendenza, che potrà studiarli, restaurarli e dar loro un giusto contesto espositivo. Il comandante Mele ha riferito come non esista un responsabile penale: «il reato è prescritto e comunque il dolo andrebbe dimostrato. Fondamentale era poter riconsegnare questi beni alla collettività. Sono beni dello Stato, non di chi li trova». In un altro caso i Carabinieri hanno recuperato reperti provenienti probabilmente dalla Puglia o dalla Basilicata, vasi figurati e altri reperti, in un garage di Verbania.