Grande partecipazione a Prato Sesia per la relazione sul bullismo della dottoressa Monica Chiovini, disponibile a fornire risposte ai quesiti proposti. Dalla relazione presentata emerge che circa il 20% degli adolescenti in Italia è vittima di bullismo fuori e dentro il contesto scolastico, mentre nell’anno precedente il 50% ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di ragazzi o ragazze. La diffusione del fenomeno è confermata da operatrici del Servizi Socio Assistenziali della Comunità Montana della Valsesia che, operando su 40 comuni, seguono circa 500 casi di soggetti problematici a vari gradi di importanza.
Bullismo, come spiegato dalla dottoressa Chiovini, che ha una forma di prevaricazione che sfocia in un comportamento sociale intenzionalmente violento, ossessivo, oppressivo e reiterato nel tempo ed asimmetrico nelle azioni e reazioni. «Può essere diretto (azioni fisiche) o indiretto (isolazionismo, discriminazione, ostracismo). Le categorie di persone interessate sono: i bulli, le vittime, i gregari e fiancheggiatori (persone che approvano le azioni prevaricatrici pur non partecipando attivamente), gli spettatori esterni che, pur sapendo, non fanno nulla per arginare il fenomeno, diventando essi stessi complici delle azioni di prevaricazione».
Le prime persone che devono accorgersi di mutazione dei comportamenti sono i genitori, che devono controllare, senza essere oppressivi, e conoscere le frequentazioni dei figli. E’ sempre necessario il colloquio personale ed il controllo con limiti all’accesso indiscriminato ed ossessivo a chat, social network ecc. Fondamentale anche il ruolo dell’insegnante in quanto vede il comportamento del giovane in ambiente diverso da quello familiare, con tutte le devianze che in quell’ambito potrebbero non manifestarsi.
Con la Legge 71 del 2017 si sono dettate delle regole per il cyberbullismo, con la possibilità dell’ammonimento che il Questore può comminare al giovane di età tra i 14 ed i 18 anni accompagnato dal genitore.