È il Natale di Gesù! Ci lasciamo condurre per entrare nel mistero del Natale, da questo dipinto, di autore ignoto, datato 1778, che si trova nella Chiesa di Fobello. Il quadro raffigura l’omaggio dei Pastori alla nascita di Gesù.
In una capanna costituita da un semplice riparo di mattoni e legno, aperta sul retrostante panorama, sono giunti i pastori, recando i doni della loro generosa povertà. Si accostano reverenti alla mangiatoia in cui è deposto il piccolo Gesù che Maria ha provveduto ad adagiare su un candido panno.
I pastori sono rapiti dallo stupore di quanto trovano; anche la musica è cessata, come indica la cornamusa deposta a terra dal più giovane di loro, in basso a sinistra. È una contemplazione silenziosa ed eloquente: Maria ha gli occhi rivolti verso il Figlio che sembra scoprire per mostrare, come un gioiello prezioso, ai più poveri giunti per primi al luogo del loro riparo di fortuna.
Anche il bue, ben vigoroso, e il più umile asino, ancora carico della sella su cui forse la Madre era seduta, si affacciano per osservare rendendo anche la creazione partecipe del grande momento. Nulla, apparentemente, tradisce l’eccezionalità di questa nascita, perché per scoprire il segreto del Figlio è necessario accendere gli occhi della mente e l’ardore del cuore.
La figura di Giuseppe, solitamente in posizione secondaria, è qui ritratta in primo piano. Egli si rivolge con il suo sguardo a noi che guardiamo la scena. Stanco del viaggio, stupito del mistero che stava accadendo alla sua sposa, è seduto su un sasso, impugnando il bastone che lo aveva sostenuto nel faticoso cammino.
Gesù è venuto alla luce e Giuseppe è davanti al mistero del Figlio. L’uomo giusto, cui è affidata la custodia della vita di Gesù, volge insolitamente il volto verso di noi e con uno sguardo penetrante ci interpella. Col gesto della sua mano, invita ad accostarsi, come e con i pastori, alla Parola fatta bambino.
Di Giuseppe la Scrittura non riporta nemmeno una parola. Egli parla con uno sguardo e un gesto che, nell’impostazione dell’opera, sono gli elementi più eloquenti. Tutti gli altri personaggi non hanno contatto con l’osservatore. Solo Giuseppe si preoccupa di renderci partecipi dell’opera di salvezza.
Egli è il padre legale che deve custodire il segreto di Gesù. Gli dà il nome e accoglie con sé Maria come sua sposa. Questo è il suo compito: dare il nome è riconoscere lo spazio per la missione di Gesù, prendere con sé la sua sposa è accogliere il segreto del Figlio nel grembo di una famiglia.
Ecco cosa fa il padre: lasciare che il figlio erediti i beni della vita e per far questo deve condurre il figlio oltre la madre, sorgente della vita. Il padre apre al futuro, insegna la responsabilità, introduce al mestiere di vivere, dona la vita in formato grande.
Lasciamoci guidare dallo sguardo e dalla mano di Giuseppe: egli ci dice che dobbiamo puntare sui figli, far crescere i ragazzi, dare fiducia ai giovani, perché il loro domani è il nostro futuro. Si apre un anno dedicato ai giovani, in cui la Chiesa vuole ascoltare il loro desiderio di vita con il Sinodo dei giovani.
La paternità di Giuseppe sia per tutti noi sprone a creare una società amica dei giovani.
Buon Natale a tutti! Perché siamo capaci di “dare il nome” al mistero del Figlio, al segreto dei ragazzi e giovani che sperano nel loro futuro!
+ Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara