24Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha rifiutato la grazia ad Elor Azaria, il giovane soldato israeliano condannato ad appena 18 mesi di prigione per aver ucciso il palestinese Abdul Fatah al-Sharif il 24 marzo 2016 mentre era a terra inerme dopo aver accoltellato e ferito un soldato israeliano. Le immagini del 21enne giustiziato mentre era disarmato, girate da un testimone e diffuse dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, avevano fatto il giro del mondo suscitando lo sdegno internazionale, creando un’escalation di tensione nei Territori occupati e una profonda spaccatura nell’opinione pubblica israeliana.
Il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Avigdor Lieberman sono fra le figure che sostenevano la sua richiesta di grazia. L’ufficio presidenziale ha rilasciato nei giorni scorsi una dichiarazione in cui si annuncia che il presidente “ha preso la decisione di negare la richiesta di grazia inoltrata da Elor Azaria”. Il comunicato aggiunge che Rivlin ha tenuto in considerazione sia il crimine commesso che le circostanze, menzionando inoltre la sentenza “indulgente” della corte. “Un ulteriore alleggerimento della sentenza nuocerebbe alle forze armate e allo Stato di Israele”, continua il comunicato ricordando che l’ex-soldato potrà presentarsi alla commissione di libertà vigilata “in circa tre mesi”, secondo le disposizioni del codice penale.
La condanna è giunta alla fine di un processo iniziato nel maggio 2016, matrice di profonda divisione nell’opinione pubblica e società civile israeliana, divisa fra innocentisti e colpevolisti. La procura militare aveva fatto ricorso per un inasprimento della pena, considerata troppo lieve. La richiesta è stata respinta, mentre il capo di Stato maggiore Gadi Eisenkot ha ridotto di quattro mesi la pena, che Azaria ha cominciato a scontare lo scorso 9 agosto. Il soldato non ha mai espresso pentimento per le sue azioni.
La presa di posizione del Capo dello Stato israeliano è giunta a ridosso della Giornata per il popolo palestinese, designata dalle Nazioni Unite per il 29 novembre. Oggi circa 570.000 coloni, l’8% della popolazione israeliana, risiedono con la forza in 125 colonie nei Territori palestinesi occupati illegalmente secondo le Risoluzioni internazionali. Il costo dei coloni resta ancora oggi uno dei segreti più gelosamente custoditi dallo Stato di Israele. Secondo i calcoli dell’economista Shir Hever, ricercatore dell’Alterantive Center con sede a Gerusalemme, le colonie sono costate fino ad oggi l’equivalente di oltre 100 miliardi di euro: un macigno per l’economia dello Stato ebraico.